LA volgarissima musica dei Bee Gees
Moderatore: Enzo
LA volgarissima musica dei Bee Gees
Ho letto un articolo di Goffredo Fofi per il Messaggero, a proposito dei 30 anni della febbre, e mi ha colpito( e offeso) una frase : Il garzone Tony attraversa il ponte baciato dagli dei e dalla volgarissima musica dei Bee Gees. Che ne pensate?
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ecco l'articolo..
http://www.ilmessaggero.it/view.php?dat ... e=STANDARD
Mercoledì 21 Novembre 2007 Chiudi
di GOFFREDO FOFI
SI SCRIVONO molte banalità e molte bugie, di questi giorni, sugli anni Settanta. E quando si parla del ’77 si dimentica quanto sotterraneamente, ma non troppo, stesse mutando il mondo. In Italia esplodeva il terrorismo, e cominciavano tempi davvero di piombo. Nel ’77 due date, una nazionale e una americana, segnarono la storia del cinema: la morte di Rossellini, il Socrate del cinema nuovo ancora assai vivo ma non più Italia dove i registi annaspavano e sembra che non capissero più niente di quel che accadeva ed erano esplosi invece i generi più bassi, e l’uscita di La febbre del sabato sera, che a quel cinema somiglia, per esempio nell’uso e abuso delle parolacce. Ma nel nostro ricordo, più che a una discoteca il ’77 evoca un bar, l’Angelo azzurro di Torino, e l’assurda violenza di cui fu scena. Film antropologicamente e sociologicamente esemplare, esteticamente è un film povero, con un giovane attore sgraziato ma con una storia eccezionalmente significativa. Un ponte divide Brooklyn da Manhattan, un giovane commesso cerca il riscatto in discoteca e ve lo trova. Vince, ce la fa, trionfa, passa il ponte, va dall’altra parte. Evviva! Nel sequel Staying Alive diretto da Stallone, bruttissimo, passa dalla discoteca ai palcoscenici di Broadway, vince di nuovo e può gridare, “adesso vado a farmi il mondo”. C’è ancora speranza nell’iniziativa individuale anche se non riguarda più la produzione di beni ma lo spettacolo, e Tony Manero apre la porta dei sogni ad altri giovani come lui, proletari senza speranza di ascesa. Ma che si stordiscono in discoteca perché lo sanno, che il futuro è nero, e che i Manero-Travolta che ce la fanno sono uno su un milione, e che quel successo serve a illuderli e tenerli buoni.
La finzione americana è al suo massimo. Però Tony traversa il ponte, baciato dagli dèi e dalla volgarissima musica dei Bee Gees, lui “ce la fa”. La febbre del sabato sera è un film di restaurazione all’interno del cinema e della società americani, ed è però meno allegro di quel che non si ricordi: dopo i “ribelli senza causa” dei Cinquanta (James Dean) e quelli con causa dei Sessanta dei Movimenti, eccoci di nuovo ai “senza causa”. E’ un film più nero che bianco, anche se il bianco è il colore che Manero predilige; è un film che potremmo definire anche “craxiano”, ma ricordandoci che Craxi trionfò solo nel 1983, aprendo l’era breve e di conseguenze nefaste dell’“edonismo reaganiano”, di “tangentopoli”, del “pensiero debole”, della “fine della Storia”...
Per gli Usa il film di Badham-Travolta era una storia che si ripeteva, e raccontava difficoltà pesanti anche se prometteva facilissimi riscatti. Agli spettatori italiani annunciava una spensieratezza che era ancora di là da venire, e che fu molto agognata, nel fatidico ’77 e nei quattro-cinque anni successivi, come un ritorno alla tranquillità e al vecchio sport nazionale del farsi i fatti propri e del tirare a campare il meno peggio possibile.
http://www.ilmessaggero.it/view.php?dat ... e=STANDARD
Mercoledì 21 Novembre 2007 Chiudi
di GOFFREDO FOFI
SI SCRIVONO molte banalità e molte bugie, di questi giorni, sugli anni Settanta. E quando si parla del ’77 si dimentica quanto sotterraneamente, ma non troppo, stesse mutando il mondo. In Italia esplodeva il terrorismo, e cominciavano tempi davvero di piombo. Nel ’77 due date, una nazionale e una americana, segnarono la storia del cinema: la morte di Rossellini, il Socrate del cinema nuovo ancora assai vivo ma non più Italia dove i registi annaspavano e sembra che non capissero più niente di quel che accadeva ed erano esplosi invece i generi più bassi, e l’uscita di La febbre del sabato sera, che a quel cinema somiglia, per esempio nell’uso e abuso delle parolacce. Ma nel nostro ricordo, più che a una discoteca il ’77 evoca un bar, l’Angelo azzurro di Torino, e l’assurda violenza di cui fu scena. Film antropologicamente e sociologicamente esemplare, esteticamente è un film povero, con un giovane attore sgraziato ma con una storia eccezionalmente significativa. Un ponte divide Brooklyn da Manhattan, un giovane commesso cerca il riscatto in discoteca e ve lo trova. Vince, ce la fa, trionfa, passa il ponte, va dall’altra parte. Evviva! Nel sequel Staying Alive diretto da Stallone, bruttissimo, passa dalla discoteca ai palcoscenici di Broadway, vince di nuovo e può gridare, “adesso vado a farmi il mondo”. C’è ancora speranza nell’iniziativa individuale anche se non riguarda più la produzione di beni ma lo spettacolo, e Tony Manero apre la porta dei sogni ad altri giovani come lui, proletari senza speranza di ascesa. Ma che si stordiscono in discoteca perché lo sanno, che il futuro è nero, e che i Manero-Travolta che ce la fanno sono uno su un milione, e che quel successo serve a illuderli e tenerli buoni.
La finzione americana è al suo massimo. Però Tony traversa il ponte, baciato dagli dèi e dalla volgarissima musica dei Bee Gees, lui “ce la fa”. La febbre del sabato sera è un film di restaurazione all’interno del cinema e della società americani, ed è però meno allegro di quel che non si ricordi: dopo i “ribelli senza causa” dei Cinquanta (James Dean) e quelli con causa dei Sessanta dei Movimenti, eccoci di nuovo ai “senza causa”. E’ un film più nero che bianco, anche se il bianco è il colore che Manero predilige; è un film che potremmo definire anche “craxiano”, ma ricordandoci che Craxi trionfò solo nel 1983, aprendo l’era breve e di conseguenze nefaste dell’“edonismo reaganiano”, di “tangentopoli”, del “pensiero debole”, della “fine della Storia”...
Per gli Usa il film di Badham-Travolta era una storia che si ripeteva, e raccontava difficoltà pesanti anche se prometteva facilissimi riscatti. Agli spettatori italiani annunciava una spensieratezza che era ancora di là da venire, e che fu molto agognata, nel fatidico ’77 e nei quattro-cinque anni successivi, come un ritorno alla tranquillità e al vecchio sport nazionale del farsi i fatti propri e del tirare a campare il meno peggio possibile.
Ho qua a casa un libro di Goffredo Fofi che qualche tempo fa disgraziatamente mi trovai ad acquistare, visto che l'argomento era di mio interesse.
L'ho aperto e sono riuscito a leggerne una ventina di pagine, dopodichè il mio cervello si è categoricamente rifiutato di proseguire nella lettura dato che mi trovavo davanti ad un libro, vi garantisco, scritto in modo terribile, pesante, per nulla scorrevole, oltretutto per nulla attinente al tema che avrebbe dovuto sviluppare, insomma, una vera ciofeca da buttar via.
Prima che criticare cose più grandi di lui questo signore farebbe meglio ad imparare a svolgere decentemente le propie mansioni....
Lui potrà definire "volgare" la musica dei BG'S (e ci fà una gran figuraccia con chi detta musica la conosce e la sa essere di grande livello) ma io posso a pieno titolo definire pessimo un prodotto sfornato da lui.
L'ho aperto e sono riuscito a leggerne una ventina di pagine, dopodichè il mio cervello si è categoricamente rifiutato di proseguire nella lettura dato che mi trovavo davanti ad un libro, vi garantisco, scritto in modo terribile, pesante, per nulla scorrevole, oltretutto per nulla attinente al tema che avrebbe dovuto sviluppare, insomma, una vera ciofeca da buttar via.
Prima che criticare cose più grandi di lui questo signore farebbe meglio ad imparare a svolgere decentemente le propie mansioni....
Lui potrà definire "volgare" la musica dei BG'S (e ci fà una gran figuraccia con chi detta musica la conosce e la sa essere di grande livello) ma io posso a pieno titolo definire pessimo un prodotto sfornato da lui.
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...Se qualcuno è particolarmente offeso o anche solo non d'accordo col Sig. Fofi, può dirglielo direttamente all'indirizzo sottostante, visto che questo "intenditore" di musica è il direttore della rivista "L'Internazionale"...io l'ho già fatto!!!
posta@internazionale.it
Ciao
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Ho scritto anch'io..........
Se a distanza di 30 anni c'è ancora qualcuno che definisce volgare la musica di quei Bee Gees... beh possiamo essere orgogliosi, abbiamo colto nel segno.
Avete presente una bella ragazza dalle gambe lunghe, in mini e tacchi vertiginosi... che cammina fiera e ammirata nel centro cittadino (magari con la musica di "Stayin' Alive" in sottofondo?) in un sabato pomeriggio di shopping?
Beh! state pur certi che ci sarà sempre qualcun'altra non altrettanto avvenente e che di fronte a tanta bellezza la bollerà: "Che volgare quella lì!!!"
Scusatemi ma, secondo me, l'esempio calza a pennello!
Massimo.
Se a distanza di 30 anni c'è ancora qualcuno che definisce volgare la musica di quei Bee Gees... beh possiamo essere orgogliosi, abbiamo colto nel segno.
Avete presente una bella ragazza dalle gambe lunghe, in mini e tacchi vertiginosi... che cammina fiera e ammirata nel centro cittadino (magari con la musica di "Stayin' Alive" in sottofondo?) in un sabato pomeriggio di shopping?
Beh! state pur certi che ci sarà sempre qualcun'altra non altrettanto avvenente e che di fronte a tanta bellezza la bollerà: "Che volgare quella lì!!!"
Scusatemi ma, secondo me, l'esempio calza a pennello!
Massimo.
Secondo me il sig. Fofi, al quale ho inviato una cortese mail di protesta per l'attacco al supremo trio, se ne sbatte i "l'ex Ministro del Lavoro durante il primo governo Berlusconi" (Maroni) e non risponderà ad alcuno. Credo d'altra parte che non abbiamo bisogno delle sue risposte, essendo sufficiente la certezza della grandiosità dei nostri.
Leonardo
Leonardo