
Così, sfogliando "L'Espresso", mi sono imbattuto in una recensione di "Space Oddity", l'album di David Bowie che segnò, nel lontano 1969, l'inizio della consacrazione del "duca bianco" a icona della musica rock, la musica che chi ritiene di possedere la verità (tipo la stragrande maggioranza dei critici musicali) definisce la "vera" musica colta, disprezzando altri cosidetti generi destinati al vulgo ed ai maranza.
Indovina che succede leggendo la recensione su questa rivista notoriamente "colta"?


Al di là della giustezza e della doverosità della citazione, sembra un pò la scoperta dell'acqua calda, in quanto tantissime altre volte le similitudini e le palesi ispirazioni alla musica dei Bee Gees in quel periodo venivano a galla: ricordo per esempio Peter Gabriel che ammetteva che "The silent sun" da (mi pare) "From genesis to revelation", era stata cantata in maniera da copiare la voce di Robin Gibb.
Proprio "Space oddity" e tante altre canzoni di Bowie di quel periodo sono un tributo alle armonie vocali dei Gibb, che sono state di esempio per tanti esponenti e santoni della musica Rock (laddove sia possibile perseverare in queste distinzioni formali e cartacee tra generi musicali: quando la musica è bella è bella e basta


Fa piacere che questo riconoscimento avvenga da parte di una rivista che non sia "Sorrisi e canzoni"

Saluti
Enzo
PS: mi sono imbattuto pure in "Gente" che descriveva con tanto di foto le bellissime ville di Barry & Rob a Miami
